Passo dopo passo, verso Death Stranding

SottoGamba VideoludicaMente
5 min readSep 2, 2020

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In una stanza tetra e poco illuminata un sacchetto di carta, appoggiato su di un tavolo, inizia ad agitarsi e a proferire strane parole.

“Camminavo. Sapevo solo camminare. E poi mi sono visto, camminare davanti a me. Ma non ero davvero io.

Fa attenzione. La fessura nella porta…è una realtà separata.

Solo io sono io. Sei sicuro che solo tu sei tu? ”

Dopo quattro anni da P.t., la demo di Silent Hills, penso di aver dato un senso personale a queste parole.
Ovvio, questa frase ha un senso logico solo per Kojima, per la questione del mobbing subito ai tempi di Konami.

Sono io che sto proiettando me stesso nell’opera, al fine di capirla e di farla mia.

Camminavo e camminavo ordunque, ho camminato così tanto che non mi sono reso conto del tempo che passava e alla fine mi sono trovato davanti me stesso. Solo che non ero davvero io, ma Sam Porter Bridges, protagonista di Death Stranding. Io mi trovato nella mia realtà fatta di amori spezzati, terremoti e contratti di lavoro non prorogati.
Lui nella sua, fittizia e digitale, decadente e pericolosa, ma così intrigante che ad ogni spegnimento della console pensavo subito al momento in cui l’avrei riaccesa.

L’ultima opera di Hideo Kojima è troppo intima per poterla analizzare solamente con occhio critico e distaccamento emotivo.
Come ho accennato prima, per capire un’opera devi proiettare te stesso al suo interno. Sguazzarci e risguazzarci a lungo per trovare lati del proprio io anche in un prodotto commerciale come un videogioco. Ed io ne ho trovati due.

Monte Cavallo, Friuli. Notate e apprezzate pure i miei polpacci da gladiatore, grazie.

Addio pigrizia, benvenuta curiosità.

Sono sempre stato una persona pigra, nella vita. Il mio problema era una scarsa autostima e il fattaccio che sono riuscito ad arrivare a pesare una cosa come 160–170kg. Anche per un ragazzone alto un metro e novanta come me, erano decisamente troppi.
Ma nelle avversità, si sa, abbiamo due opzioni da poter prendere: sfidare la sfida, o abbandonare a priori.
Ecco perché, di testa mia, decisi che quel peso era troppo per me. Feci attività fisica, cambiai drasticamente alimentazione e adesso sono la “bellezza” di soltanto un centinaio. Sono rinato, e vivo la vita di tutti i giorni con una prospettiva diversa.
Ho iniziato a viaggiare ad esempio.
Avete presente quando fate un viaggio e vi innamorate di quel posto a tal punto da pensarci svariate volte durante il giorno quando si è tornati a casa?
Nell’estate del 2019 ho visto per la prima volta il Nord del Friuli, precisamente la zona di Tarvisio. Campi verdi a vista d’occhio, aria fresca, qualche precipitazione bastarda e via così. Il senso di esplorazione mi si accese tutto in un colpo, sollecitando la mia curiosità.
Passare attraverso una pineta e percorrere qualche salita molto ripida, per poi voltarmi e vedere quanto fossi arrivato in alto e lontano dopo svariate ore di cammino dal punto di partenza.
Nel corso degli anni ero passato dall’essere un totale sognatore ad una persona che certi sogni se li toglie dal cassetto, ogni tanto. Così, piuttosto che accettare una vita infestata da strane presenze sperando che qualcuno risolvesse la situazione ho deciso di camminare e andare avanti, come ha fatto Sam. Chiudevo e gli occhi, e mi immaginavo come sarebbe stata l’esperienza pad alla mano che a pochi mesi di distanza avrei provato.

Qualcuno è contento!

L’istinto paterno

Quando vedo un bambino, lo ammetto, un po mi rincoglionisco.
Sarà che mi sono sempre immaginato come un amorevole (spero) padre, un giorno.
Ecco perché nel momento in cui ti viene affidato il BB, secondo vero protagonista del gioco, i miei sensi di padre sono andati tutti in tilt in un colpo solo. E’ assurdo pensare che possiamo coccolare il bimbo in qualsiasi momento anche se non serve immediatamente a tirarlo su di morale o a calmarlo. Penso di aver speso diverso tempo a fargli un piccolo complimento o a scuotere delicatamente l’urna solo per vedere quanto fosse felice e sorridente. D’altro canto, ho sentito di giocatori che l’hanno sfruttato esclusivamente quando il gioco lo richiedeva, ad esempio a seguito di un forte stress o urto fisico per non perdere certe caratteristiche di gameplay lungo il tragitto.
Non siamo fatti tutti allo stesso modo, ed è interessante vedere come questo semplice aspetto sia insito nel Design ludico partorito appunto da Hideo Kojima.

Per questo la stampa videoludica mi ha seriamente deluso.
Del voto numerico, per giudicare un’opera di qualsiasi tipo, non può fregarmene un beneamato c***o.
Gioco da quando avevo 4 anni e oggi ne conto 28. Non potrei mai e poi mai affermare con assoluta risolutezza e spavalderia di essere uno dei più grandi giocatori di tutti i tempi. Certi generi neanche li digerisco.
Sono un amateur, sostanzialmente.
Sguazzo nella melma videoludica così tanto che raramente leggo una recensione e preferisco cento volte vedere il gameplay anche per pochi minuti. Amo invece le opinioni. Quelle da bar, da salotto, dove uno parte parlando di una cosa e dopo due ore e mezza di chiacchere chiedi qual’era l’incipit iniziale. Ma le opinioni di gente che considero competente, non del primo coglione che passa tanto per areare la bocca. Mai mi sarei aspettato tanto depensaggio invece, da persone competenti nel settore.
La stampa statunitense si è riconfermata, per la maggior parte s’intente, come una delusione senza eguali.
Son fioccati voti come 3, 4 , 5.
Roba di una tristezza unica. E’ un po difficile ignorarle, certe situazioni.

Mezza critica mondiale insomma non c’ha capito niente di niente, un quarto è composto da quelli che il gioco lo deridono con le sempre freschissime e frizzantissime gag sul “Corriere Simulator” (ammazza che risate a proposito, siete proprio dei comici nati. Mai sentita come battuta ) e l’ultimo quarto è composto da quelli che il gioco l’hanno apprezzato, e pure tanto.
Derisi, ma ne andiamo fieri.
Almeno ricevere la notizia che il gioco sta vendendo una quantità esorbitante di copie su PC riempie il mio cuoricione di gioia.

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Una pagina ad alto tasso parodistico e dissacrante, con una lieve spruzzata di amore per i videogiochi.